La tradizione del brunch, importata a Roma da Gusto alla fine del ventesimo secolo

Quella del brunch è una tradizione che affonda solidamente le sue radici nella cultura anglosassone della Gran Bretagna moderna e contemporanea, salvo poi trovare più ampio successo – e numerose contaminazioni – con la sua affermazione negli Stati Uniti, a partire dai primi del Novecento.

Ciò che oggi è un termine di uso comune, ovvero il brunch come lo intendiamo attualmente, deve parte del suo successo alle evoluzioni subite nel corso del Novecento, ben prima di entrare a pieno diritto nella cultura gastronomica occidentale di uso comune.

La tradizione più antica risale all’Inghilterra vittoriana, da cui pare che la ‘scoperta’ di un pasto tra le 11 e le 14, e sostitutivo di colazione e pranzo, fosse derivata dalle ‘hunt breakfast‘ praticate dai cacciatori proprietari terrieri (e quindi nobili ma anche borghesi) che si incontravano la domenica per dedicarsi al loro hobby predatorio.

Dopo essere usciti molto presto – e comunque prima dell’orario canonico della comune colazione inglese – i cacciatori rientravano nella proprietà ben prima del momento in cui si sarebbe servito, di regola, il pranzo, ovvero il ‘lunch’.

La colazione di caccia (hunt breakfast) univa quindi gli alimenti dolci della prima colazione con la presenza di pietanze salate a base di carne, con particolare predilezione per le carni salate e per le interiora, almeno in origine.

La prima apparizione del termine ‘brunch‘ nella stampa viene attribuita ad un testo della fine dell’Ottocento, ancora in Gran Bretagna.

Ma decisamente il rilancio della cultura del brunch moderno è da ricercare nella sua diffusione tra la classe alta dei ceti cittadini delle grandi metropoli statunitensi, a partire dagli anni ’20 del secolo scorso.

Tra gli anni ’30 e i ’50 negli States i brunch venivano proposti dai grandi hotel nelle principali città del paese, ed erano occasione di socialità prevalentemente indirizzata alle classi agiate della popolazione.

Tra queste si trovavano anche le donne, che in concomitanza della seconda guerra mondiale avevano ormai fatto la loro comparsa nel mondo del lavoro anche in posizioni professionali o con incarichi direttivi, almeno negli Stati Uniti e almeno fino ad un certo punto.

Tramontato il proibizionismo i brunch divenivano occasione per iniziare a bere alcool molto presto nella giornata; i brunch domenicali negli hotel americani segnano l’apoteosi, fra l’altro, del successo di cocktail come il Bloody Mary, il Bellini e il Mimosa.

La varietà di carni presente nella tradizione anglosassone – e ancora di più nelle colazioni di caccia che si tenevano nelle proprietà terriere della provincia londinese – veniva rimpiazzata negli States dalla presenza – pervasiva – del bacon.

Con gli anni ’50 la cultura del brunch si apre alla classe media e si sposta, quindi, dalle location pubbliche delle grandi catene alberghiere alle mura private delle famiglie americane, molto più sobrie; l’alcool scompare e si consolida una cultura domestica del brunch ‘all’inglese’, arricchita dall’opulenza garantita dai consumi in stile ‘pienamente americano’.

Le marmellate e i dolci (i pancake, ovvero le famosissime ‘frittelle’ di Nonna Papera!) si alternano senza soluzione di continuità ai burri salati e alle immmancabili uova con il bacon.

Solo a partire dagli anni ’80 si ha una ripresa del consumo pubblico del brunch, con la rinascita dei buffet ben più elaborati proposti, anche stavolta, dalle principali catene alberghiere nei più ampi contesti metropolitani.

Il brunch moderno torna ad essere momento di socialità pubblica e a cercare – oltre alla tradizione gastronomica ormai ‘classica’ – un’offerta capace di suscitare anche nuovi stimoli per il palato dei molti che ormai possono scegliere questa particolare opzione di convivio.

Gusto Brunch

Ecco che proprio alla fine del Novecento ‘Gusto ha scelto di importare il brunch a Roma, offrendosi come assoluto pioniere, tanto nella rivisitazione della più autentica tradizione gastronomica anglosassone quanto nella sua veste di originale interprete, nei buffet offerti, della più prelibata ‘contaminazione’ possibile per il brunch all’inglese, quella con la cultura gastronomica italiana, così piena di sapori, così versatile e ricca.

Come sempre il brunch da ‘Gusto è un’occasione per mangiare in compagnia, quando la colazione è ormai lontana e si vuole ingannare il pranzo con qualcosa di completamente diverso dal solito.

… domenica prossima venite da Gusto, il primo brunch a Roma dal 2000…

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