La cucina di Roma antica. Cosa sappiamo dell’alimentazione degli antichi romani?

antica roma

Roma oggi offre infinite opportunità di scelta in fatto di ristorazione. Si può spaziare dalle trattorie di cucina tipica romana, passando per le pizzerie a taglio e i fast food, i ristoranti vegani, quelli di lusso e gourmet, fino a ristoranti di cucina etnica (cinese, giapponese, greco, thai, messicano etc.). Dipende tutto unicamente dai gusti personali e dalle preferenze del momento. Gli antichi Romani naturalmente non potevano contare sulla varietà di scelte dei giorni nostri. I cibi tuttavia non erano poi tanto diversi da quelli che consumiamo noi oggi in una giornata tipica.

Facciamo un tuffo indietro nel tempo e proviamo – con l’ausilio di ciò che hanno scoperto gli storici – ad immaginare i pasti dei nostri predecessori.

La suddivisione dei pasti: jentaculum, prandium e coena

Anche i Romani facevano tre pasti al giornoLa colazione, chiamata jentaculum, era un pasto frugale a base di pane, latte, formaggi, miele, frutta o spesso avanzi del giorno precedente. C’era poi il pranzoprandium in latino – un pasto che consisteva in un veloce spuntino freddo consumato spesso in piedi in cui si mangiavano di solito verdure, olive, uova e frutta. Il pasto principale era la cena (coena) che si teneva in un orario per noi paragonabile a quello del pranzo. Dopo essere stati alla terme infatti intorno alle 15-16 e fino al tramonto e oltre gli antichi Romani cominciavano a godere dei piaceri del cibo.

Inizialmente la cena era un pasto leggero ma poi in epoca imperiale divenne uno dei momenti principali della giornata, simbolo soprattutto per i ceti più elevati di opulenza e ricchezza. Le cene infatti potevano durare anche ore ed essere composte da decine e decine di portate consumate con le mani e comodamente sdraiati su dei triclinari, anche se con grandissime differenze in base al ceto sociale.

Il ricettario di Apicio e i cibi tipici

Apicio, un noto gastronomo e buongustaio (con vari eccessi golosi) dell’età imperiale, scrisse un ricettario chiamato De re coquinaria da cui possiamo trarre molte curiosità e notizie sulla cucina dell’antica Roma. Legumi, verdure, cereali, formaggi, frutta e carne erano i cibi consumati in prevalenza dagli antichi Romani, sempre accompagnati da del buon vino e da grande attenzione alle proprietà del cibo per il benessere del corpo.

Piatti per i quali i Romani andavano davvero matti? La polenta di farro, il cavolo, gli asparagi spesso mangiati con le uova; e la cannella, dai moltissimi utilizzi. Con la conquista dell’Oriente e quindi la scoperta di nuovi popoli con diverse usanze e prodotti a disposizione la cucina romana si arricchì poi di sapori speziati, piccanti e agrodolci e una maggiore propensione all’abbondanza. I Romani usavano molto il garum, una salsa piccante realizzata con poltiglia di pesce salato e interiora che andava ad accompagnare piatti di carne. Carne spesso cotta più volte prima nell’acqua, poi nel latte, nell’olio e infine nelle spezie. Funghi con il miele, piccioni con i datteri e pesche marinate erano piatti dai sapori forti e decisi molto amati ma consumati solo dai ceti più alti.

L’amore per il vino

Non c’era pasto nell’antica Roma che non fosse abbinato a un vino gustoso scelto con cura, consumato con qualche esagerazione ma anche ispiratore di riflessioni e poemi. Prima grazie a raffinate coltivazioni di vitigni e poi in età imperiale anche grazie a vini importati dalla Grecia e trattati con argilla o con acqua di mare per ravvivarne il gusto. Spesso il vino veniva bevuto anche diluito con acqua fredda o calda per mitigarne l’effetto o con aggiunta di spezie, miele o erbe aromatiche. Era comunque sempre considerato un elemento di convivialità e consumato senza distinzioni di ceto sociale per allietare ogni situazione.

Quella degli antichi Romani era quindi un’alimentazione non troppo diversa dalla nostra. Sicuramente ridotta in quanto a possibilità, varietà (non prevedeva naturalmente i tanti alimenti internazionali oggi importati e divenuti tipici delle nostre diete) e modalità di preparazione delle vivande, ma comunque ricca di ricette che potremmo riprendere anche ai nostri giorni, nella Roma di oggi in cui abbiamo solo l’imbarazzo della scelta per decidere ogni giorno cosa mangiare.

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